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Dott.ssa Filomena Petrazzuolo - Psicologa Psicoterapeuta - Dott.ssa Filomena Petrazzuolo - Psicologa Psicoterapeuta

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Depressione


Sulla depressione si è detto molto, ma raramente ci si interroga sul significato che questo stato dell’anima ha per le nostre vite e sul messaggio che dà.

Tradizionalmente è vista come una disfunzione dell’organismo di origine incerta, che stimola l’idea del “male oscuro” senza rimedio, una malattia da temere e sfuggire.

Fra i disagi psicologici è certamente uno dei più diffusi e meno compresi: s’insinua in modo lento e sottile, togliendo un po’ alla volta la voglia di vivere; inizia con la stanchezza, la malinconia, il bisogno di stare soli; si perde interesse per le cose della vita ed è faticoso prendersi cura di sé. La depressione nella sua dimensione di apatia, disperazione silenziosa, mancanza di progetti e speranza per il futuro, mette a contatto con il vuoto e con il non senso; non vi è malessere che ricordi così da vicino la morte: è un implodere nel passato, in cui non vi sono possibilità né per il presente né per il futuro.

La Psicoterapia della Gestalt, considera la depressione come una condizione di vita intimamente connessa alla storia personale; la sensazione di angoscia svela l’esistenza di una realtà passata o presente di cui non si è consapevoli o non si riesce ad accettare; affrontare questo disagio significa accogliere se stessi e la propria ferita per rinascere.

Molte storie di depressione sono storie di risvegli. Il passaggio attraverso il dolore è paragonabile ad un rito iniziatico in cui si abbandona una parte di sé fatta di malessere e immobilità, per contattare le potenzialità sopite della propria personalità e fare emergere le risorse creative e le vitalità nascoste nel profondo del proprio essere.

A volte uno stato depressivo è conseguenza di un episodio di perdita o di grande mutamento: separazione, divorzio, morte di una persona cara, cambio di lavoro, trasferimento, adolescenza, nascita di un bambino, menopausa…; altre volte nasce da una mancanza antica non consapevole e mai elaborata. Nei due casi il processo psicologico è simile: vi è difficoltà e rifiuto a vedere la realtà e l’illusione di evitare il dolore.

Alcuni raccontano di condurre una vita “normale”, soddisfacente, di aver avuto un’infanzia felice; apparentemente non hanno motivo per star male eppure sono malinconici e scontenti. Non vi è stato alcun evento scatenante, ma sentono la voglia di vivere abbandonandosi giorno dopo giorno: sono questi i casi in cui la depressione nasce da una ferita antica e inconsapevole, mai contattata nell’età adulta.

La ferita del non amore è un’esperienza infantile che ha segnato ogni essere umano, non occorre essere stati bambini maltrattati, abusati o ignorati per sentirla, poiché ognuno in diversa misura la porta dentro.

Molte sono le modalità del non amore subite dal bambino: a volte il semplice arrivo di un fratellino muta il contatto intimo con i genitori e il piccolo sente il rifiuto e l’improvviso distacco ma non potendo mettere in dubbio la bontà e l’amore di mamma e papà pensa di meritarsi ciò che accade; nasce così la sua scarsa autostima e l’impossibilità di percepirsi come essere meritevole d’amore. A volte la sensazione di essere rifiutato nasce perché il genitore, proiettando sul figlio le proprie aspettative e desideri mancati, non lo accoglie come una persona integra e distinta, non rispetta i suoi valori, desideri, interessi, anzi lo spinge a rinunciarvi, sperando di realizzare se stesso.

Spesso la famiglia è strumento della cultura dominante e impone ai figli di adeguarsi ai modelli e alle convenzioni sociali, negando loro la possibilità di distinguersi, di trovare la propria strada e la propria individualità. Il bambino impara di non essere amato al di là di tutto, ma solo uniformandosi ai comportamenti proposti, per cui si allontana dalle inclinazioni e qualità autentiche e si ritrova a condurre un’esistenza che non gli appartiene dando inizio alla sua storia di spersonalizzazione e adattamento per l’irrinunciabile bisogno di avere amore e accettazione.

La depressione arriva quando la vita che stiamo conducendo non è consona ai nostri desideri e in questo senso non ci appartiene! Preferiamo ammalarci piuttosto di riconoscere che l’amore ricevuto non ci ha nutrito e le scelte affettive e di vita attuali sono altrettanto deludenti e richiedono una svolta; temiamo di non reggere il bruciore della ferita mentre è proprio dalla sua accettazione che i sentimenti d’angoscia e inerzia possono trasformarsi ed acquistare il sapore dinamico di una realtà in cui tutto crolla per essere ricostruito.

Lo stato depressivo si manifesta poiché siamo focalizzati sul danno subito e coltiviamo l’illusione di ritrovare oggi l'amore negato nell’infanzia: un’illusione che offusca il presente, toglie energia ad ogni idea di cambiamento e conduce al ripetersi infinito di quell’esperienza d’impotenza.
La rabbia soffocata e il rancore prendono spazio internamente e rinnovano il senso di vuoto e di abbandono.

Si cerca l’amore come possibilità di guarigione dalle ferite antiche e a volte si trova una persona che pare riempire l’abisso, ma quella sensazione svanisce in breve tempo perché l’amore non può mettere radici e crescere su un terreno sterile e in mancanza di un autentico slancio di condivisione.

Quando troviamo il coraggio di riconoscere la nostra realtà, di distinguere i desideri autentici dai condizionamenti esterni e assumere la responsabilità di vivere come vogliamo, eludendo alle aspettative altrui, inizieremo ad accogliere quanto l’esistenza offre.


tratto da: www.gestaltbologna.it



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